3000 a. C. , Ieracompoli, Egitto.
Nel 1892 uno scavo
britannico rinvenne una tomba non meglio definita. Non furono trovati indizi
che rivelassero l’identità del defunto né il suo ruolo nella società. Il corpo
fu trovato fuori dalla cripta aperta, rannicchiato in un angolo e solo
parzialmente decomposto. Tutte le superfici interne della tomba erano segnate
da migliaia di graffi, come se il cadavere avesse tentato di aprirsi un varco
con le unghie. Dalle analisi degli esperti risultava che i graffi erano stati
provocati nell’arco di molti anni! Il cadavere stesso presentava numerosi segni
di morsi sul radio. Le impronte lasciate dai denti corrispondevano a quelle di
un essere umano. L’autopsia completa rivelò che il cervello, essiccato e parzialmente
decomposto, non solo combaciava con quelli infetti dal solanum* (il lobo frontale si era dissolto
completamente), ma conteneva anche tracce del virus stesso. Attualmente infuria
il dibattito sulla possibilità che sia stato proprio questo episodio a spingere
gli specialisti dell’antico Egitto a rimuovere il cervello dalle mummie prima
della sepoltura.
Questo aneddoto, tratto dagli Attacchi Documentati del
Manuale per sopravvivere agli zombi di Max Brooks e che è stato riproposto
anche nella versione a fumetti degli Attacchi Documentati illustrata da un
ottimo Ibraim Roberson (noto per alcune saghe degli X-Men) è pura fantasia.
Pura fantasia?
Chissà…
… Nel 2010 alcuni archeologi alle prese con delle antiche
rovine romane hanno scoperto una misteriosa bara di piombo dal peso si quasi 1000 libbre (oltre 450
kilogrammi). Non solo la lastra di metallo è estremamente pesante, ma è anche
ripiegata sul cadavere avvolgendolo come una sorta di “burrito”.
A sinistra l'immagine della bara romana, a destra un burrito leggermente sgranato. |
Secondo alcuni esperti quella appena descritta potrebbe essere
la bara di una figura autorevole del III secolo d. C. alla quale, proprio in
virtù del suo rango, è stato concesso l’onore di una sepoltura in lamiera.
Altri ancora ritengono invece che quella
bara non sia un omaggio, ma un ostacolo volto a impedire all’uomo morto di
uscire dalla sua tomba.
L’amministratore delegato del progetto, Jeffrey Becker, fa
comunque notare quanto poco si sappia sulla scoperta:
“Tutto quello che possiamo dire finora è che l’involucro di
piombo contiene uno scheletro umano - o almeno una parte di esso - in quanto è
chiaramente visibile una porzione di scheletro dall’apertura del sarcofago”.
Interessante notare come i Romani non erano soliti
seppellire i defunti nelle bare, e quando lo facevano si trattava comunque di
casse di legno. Senza una struttura adatta a contenerne la salma, un morto
vivente tuttavia non avrebbe avuto problemi a scavare la terra sotto la quale
era stato sepolto.
D’altronde anche i mostri ce l’avranno una tomba, o no?
Tre anni fa l’archeologo Nikolai Ovcharov, a Perperikon, un
antico sito nel sud della Bulgaria, scoprì una tomba in cui giaceva uno
scheletro con un palo conficcato nel petto. Si tratta di un rituale medioevale
per evitare che il cadavere tornasse a succhiare il sangue dei vivi. Lo scheletro, risalente
al XIII secolo, appartiene a un uomo di circa 40 anni. La gamba destra del
cadavere era stata amputata sotto il ginocchio e collocata di fianco al
cadavere. Il paletto conficcato nel petto del cadavere, come è facile intuire,
impediva al soggetto di risorgere dal regno dei morti. In realtà si tratta di
un rituale che veniva riservato a persone che morivano in circostanze
particolari e che doveva essere compiuto entro le prime 40 notti successive al
decesso. Anche l’amputazione dell’arto inferiore garantiva serie difficoltà per
il defunto nel caso decidesse di fuggire dagli inferi.
Il vampiro di Perperikon. |
D’altronde la
Bulgaria non è nuova a ritrovamenti di questo tipo. A
Sozopol, sito vicino al Mar Nero, nel 2012 sono stati portati alla luce due scheletri
di età medioevale anch’essi infilzati da una sbarra di ferro e a Veliko
Tarnovo, altra località bulgara, è stato trovato un corpo della stessa epoca
con mani e piedi tagliati. Complessivamente, nella zona dei Balcani e
dell’Europa dell’est, sono circa 100 le tombe i cui resti sono più o meno
collegabili a riti anti-vampiro.
Il vampiro di Gliwice. |
Negli anni Novanta fu scoperto in un cimitero dell’Ottocento sull’isola greca di Lesbo uno scheletro di maschio adulto con il corpo saldamente ancorato nel terreno: i seppellitori gli avevano conficcato chiodi di ferro lunghi 20 centimetri nel collo, sull’inguine e sulle anche. Tale cadavere, contrariamente alle usanze dell’epoca in forza alle quali i corpi giacevano sottoterra avvolti semplicemente in morbide lenzuola, era stato collocato all’interno di una bara di legno.
Ritrovamenti simili coinvolgono anche gli Stati Uniti: negli anni Novanta vicino Griswold, nel Connecticut, tra sepolture risalenti al Settecento e all’Ottocento, è stata scoperta la tomba di un uomo di circa 50 anni. Il cranio e i femori del soggetto erano stati asportati e disposti riproducendo la classica iconografia del teschio con le ossa incrociate sotto, tipo segnale di pericolo. Dall’esame dei resti, è emerso come l’uomo fosse morto di tubercolosi, malattia le cui vittime diventavano pallide e dall’aspetto gracile e deperito.
Anche l’Italia non è vergine di tombe vampiresche. Pochi mesi fa anche a
Cagliari è stata scoperta la tomba di un vampiro. Nel dettaglio, è stato
trovato un cadavere decapitato, la cui testa era stata riposta in un vaso di
terracotta e fissata sul fondo della cassa attraverso un chiodo che trapassava
la mandibola.
Ma ora accantoniamo un po’ i vampiri e torniamo a parlare di zombi. Nel 2011 a Kilteasheen, in
Irlanda, sono stati rinvenuti i cadaveri di due uomini risalenti al VIII
secolo, disposti fianco a fianco. Entrambi avevano una pietra delle dimensioni
di una pallina da tennis infilata a forza nella bocca al momento della
sepoltura. Uno giaceva sdraiato, con il viso rivolto verso l’alto, il quale
aveva la testa piegata di lato e un pietra più grossa dell’altra in bocca,
infilata con tanta forza da rischiare di dislocare la mandibola.
Uno dei due zombi di Kilteasheen. |
Sorte analoga è toccata a una donna anziana, scoperta a Lazzaretto Nuovo,
un’isola della Laguna Veneta, che in bocca aveva un piccolo mattone. L’otturazione della bocca, secondo gli esperti, aveva lo scopo di evitare che
qualche spirito maligno potesse “accedere” nel corpo del defunto riportandolo
dunque in vita.
Note:
* Secondo l’autore Max
Brooks, il Solanum è il virus che comporta il decesso dell’essere umano affetto
e la successiva rianimazione in zombi.
Fonti:
Brooks M., Manuale per sopravvivere agli zombi, Einaudi Editore, 2006;
ZRS, Zombie skeleton found in Italy?, 2010, www.zombieresearchsociety.com;
Grimald P., Trovata in Bulgaria la tomba di un vampiro, 2014, www.focus.it;
Pringle H., La tomba dei vampiri in Polonia e altre misteriose sepolture, 2013, www.nationalgeographic.it;
Lattanzi G., Gli scheletri dei morti viventi, 2011, www.nationalgeographic.it;
Arca M., La città bianca si tinge di nero: scoperta a Cagliari la tomba di un vampiro, 2017, www.unionesarda.it.
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