Che poi non è che si parli così tanto di zombi. Ogni tanto si va avanti con questo racconto a puntate e poco più. Si discuterà pure d'altro. Non so cosa, ma altro. Zebre mannare, ad esempio. Pomodori assassini, forse (sì, i nemici di George Clooney). Robe di questo genere, insomma. Slender Man. Qualche creepypasta qua e là. Un po' di spazio verrà sicuramente concesso al poliedrico autore Joseph Carrà, altro a dei disegnini simpatici. Poi chissà. Si vedrà. Quello che certamente non troverete all'interno di questo blog saranno le inserzioni pubblicitarie con AdSense e altri lettori.

giovedì 18 maggio 2017

"Giovedì Zombi" - Il cimitero degli zombi



3000 a. C. , Ieracompoli, Egitto.

Nel 1892 uno scavo britannico rinvenne una tomba non meglio definita. Non furono trovati indizi che rivelassero l’identità del defunto né il suo ruolo nella società. Il corpo fu trovato fuori dalla cripta aperta, rannicchiato in un angolo e solo parzialmente decomposto. Tutte le superfici interne della tomba erano segnate da migliaia di graffi, come se il cadavere avesse tentato di aprirsi un varco con le unghie. Dalle analisi degli esperti risultava che i graffi erano stati provocati nell’arco di molti anni! Il cadavere stesso presentava numerosi segni di morsi sul radio. Le impronte lasciate dai denti corrispondevano a quelle di un essere umano. L’autopsia completa rivelò che il cervello, essiccato e parzialmente decomposto, non solo combaciava con quelli infetti dal solanum* (il lobo frontale si era dissolto completamente), ma conteneva anche tracce del virus stesso. Attualmente infuria il dibattito sulla possibilità che sia stato proprio questo episodio a spingere gli specialisti dell’antico Egitto a rimuovere il cervello dalle mummie prima della sepoltura.

Questo aneddoto, tratto dagli Attacchi Documentati del Manuale per sopravvivere agli zombi di Max Brooks e che è stato riproposto anche nella versione a fumetti degli Attacchi Documentati illustrata da un ottimo Ibraim Roberson (noto per alcune saghe degli X-Men) è pura fantasia.

Pura fantasia?
Chissà…

… Nel 2010 alcuni archeologi alle prese con delle antiche rovine romane hanno scoperto una misteriosa bara di piombo dal peso si quasi 1000 libbre (oltre 450 kilogrammi). Non solo la lastra di metallo è estremamente pesante, ma è anche ripiegata sul cadavere avvolgendolo come una sorta di “burrito”.

A sinistra l'immagine della bara romana, a destra un burrito leggermente sgranato.

Secondo alcuni esperti quella appena descritta potrebbe essere la bara di una figura autorevole del III secolo d. C. alla quale, proprio in virtù del suo rango, è stato concesso l’onore di una sepoltura in lamiera. Altri ancora  ritengono invece che quella bara non sia un omaggio, ma un ostacolo volto a impedire all’uomo morto di uscire dalla sua tomba.

L’amministratore delegato del progetto, Jeffrey Becker, fa comunque notare quanto poco si sappia sulla scoperta:

“Tutto quello che possiamo dire finora è che l’involucro di piombo contiene uno scheletro umano - o almeno una parte di esso - in quanto è chiaramente visibile una porzione di scheletro dall’apertura del sarcofago”.

Interessante notare come i Romani non erano soliti seppellire i defunti nelle bare, e quando lo facevano si trattava comunque di casse di legno. Senza una struttura adatta a contenerne la salma, un morto vivente tuttavia non avrebbe avuto problemi a scavare la terra sotto la quale era stato sepolto.

D’altronde anche i mostri ce l’avranno una tomba, o no?

Tre anni fa l’archeologo Nikolai Ovcharov, a Perperikon, un antico sito nel sud della Bulgaria, scoprì una tomba in cui giaceva uno scheletro con un palo conficcato nel petto. Si tratta di un rituale medioevale per evitare che il cadavere tornasse a succhiare il sangue dei vivi. Lo scheletro, risalente al XIII secolo, appartiene a un uomo di circa 40 anni. La gamba destra del cadavere era stata amputata sotto il ginocchio e collocata di fianco al cadavere. Il paletto conficcato nel petto del cadavere, come è facile intuire, impediva al soggetto di risorgere dal regno dei morti. In realtà si tratta di un rituale che veniva riservato a persone che morivano in circostanze particolari e che doveva essere compiuto entro le prime 40 notti successive al decesso. Anche l’amputazione dell’arto inferiore garantiva serie difficoltà per il defunto nel caso decidesse di fuggire dagli inferi.

Il vampiro di Perperikon.
D’altronde la Bulgaria non è nuova a ritrovamenti di questo tipo. A Sozopol, sito vicino al Mar Nero, nel 2012 sono stati portati alla luce due scheletri di età medioevale anch’essi infilzati da una sbarra di ferro e a Veliko Tarnovo, altra località bulgara, è stato trovato un corpo della stessa epoca con mani e piedi tagliati. Complessivamente, nella zona dei Balcani e dell’Europa dell’est, sono circa 100 le tombe i cui resti sono più o meno collegabili a riti anti-vampiro.

Il vampiro di Gliwice.
Vicino Gliwice, in Polonia,  è stata rinvenuta una tomba in cui giacevano diversi scheletri di esseri umani decapitati, con il cranio tra le gambe: un trattamento rituale che in passato, nei paesi slavi, era riservato a chi era sospettato di vampirismo. Si credeva infatti che un cadavere con la testa mozzata non potesse risorgere dalla tomba.  

Negli anni Novanta fu scoperto in un cimitero dell’Ottocento sull’isola greca di Lesbo uno scheletro di maschio adulto con il corpo saldamente ancorato nel terreno: i seppellitori gli avevano conficcato chiodi di ferro lunghi 20 centimetri nel collo, sull’inguine e sulle anche. Tale cadavere, contrariamente alle usanze dell’epoca in forza alle quali i corpi giacevano sottoterra avvolti semplicemente in morbide lenzuola, era stato collocato all’interno di una bara di legno.

Ritrovamenti simili coinvolgono anche gli Stati Uniti: negli anni Novanta vicino Griswold, nel Connecticut, tra sepolture risalenti al Settecento e all’Ottocento, è stata scoperta la tomba di un uomo di circa 50 anni. Il cranio e i femori del soggetto erano stati asportati e disposti riproducendo la classica iconografia del teschio con le ossa incrociate sotto, tipo segnale di pericolo. Dall’esame dei resti, è emerso come l’uomo fosse morto di tubercolosi, malattia le cui vittime diventavano pallide e dall’aspetto gracile e deperito.



Anche l’Italia non è vergine di tombe vampiresche. Pochi mesi fa anche a Cagliari è stata scoperta la tomba di un vampiro. Nel dettaglio, è stato trovato un cadavere decapitato, la cui testa era stata riposta in un vaso di terracotta e fissata sul fondo della cassa attraverso un chiodo che trapassava la mandibola.

Ma ora accantoniamo un po’ i vampiri e torniamo a parlare di zombi. Nel 2011 a Kilteasheen, in Irlanda, sono stati rinvenuti i cadaveri di due uomini risalenti al VIII secolo, disposti fianco a fianco. Entrambi avevano una pietra delle dimensioni di una pallina da tennis infilata a forza nella bocca al momento della sepoltura. Uno giaceva sdraiato, con il viso rivolto verso l’alto, il quale aveva la testa piegata di lato e un pietra più grossa dell’altra in bocca, infilata con tanta forza da rischiare di dislocare la mandibola.
Uno dei due zombi di Kilteasheen.
Sorte analoga è toccata a una donna anziana, scoperta a Lazzaretto Nuovo, un’isola della Laguna Veneta, che in bocca aveva un piccolo mattone. L’otturazione della bocca, secondo gli esperti, aveva lo scopo di evitare che qualche spirito maligno potesse “accedere” nel corpo del defunto riportandolo dunque in vita.


Note:
* Secondo l’autore Max Brooks, il Solanum è il virus che comporta il decesso dell’essere umano affetto e la successiva rianimazione in zombi. 

Fonti:
Brooks M., Manuale per sopravvivere agli zombi, Einaudi Editore, 2006;
ZRS, Zombie skeleton found in Italy?, 2010, www.zombieresearchsociety.com;
Grimald P., Trovata in Bulgaria la tomba di un vampiro, 2014, www.focus.it;
Pringle H., La tomba dei vampiri in Polonia e altre misteriose sepolture, 2013, www.nationalgeographic.it;
Lattanzi G., Gli scheletri dei morti viventi, 2011, www.nationalgeographic.it;
Arca M., La città bianca si tinge di nero: scoperta a Cagliari la tomba di un vampiro, 2017, www.unionesarda.it.
 

Nessun commento:

Posta un commento