Che poi non è che si parli così tanto di zombi. Ogni tanto si va avanti con questo racconto a puntate e poco più. Si discuterà pure d'altro. Non so cosa, ma altro. Zebre mannare, ad esempio. Pomodori assassini, forse (sì, i nemici di George Clooney). Robe di questo genere, insomma. Slender Man. Qualche creepypasta qua e là. Un po' di spazio verrà sicuramente concesso al poliedrico autore Joseph Carrà, altro a dei disegnini simpatici. Poi chissà. Si vedrà. Quello che certamente non troverete all'interno di questo blog saranno le inserzioni pubblicitarie con AdSense e altri lettori.

giovedì 18 maggio 2017

"Giovedì Zombi" - Il cimitero degli zombi



3000 a. C. , Ieracompoli, Egitto.

Nel 1892 uno scavo britannico rinvenne una tomba non meglio definita. Non furono trovati indizi che rivelassero l’identità del defunto né il suo ruolo nella società. Il corpo fu trovato fuori dalla cripta aperta, rannicchiato in un angolo e solo parzialmente decomposto. Tutte le superfici interne della tomba erano segnate da migliaia di graffi, come se il cadavere avesse tentato di aprirsi un varco con le unghie. Dalle analisi degli esperti risultava che i graffi erano stati provocati nell’arco di molti anni! Il cadavere stesso presentava numerosi segni di morsi sul radio. Le impronte lasciate dai denti corrispondevano a quelle di un essere umano. L’autopsia completa rivelò che il cervello, essiccato e parzialmente decomposto, non solo combaciava con quelli infetti dal solanum* (il lobo frontale si era dissolto completamente), ma conteneva anche tracce del virus stesso. Attualmente infuria il dibattito sulla possibilità che sia stato proprio questo episodio a spingere gli specialisti dell’antico Egitto a rimuovere il cervello dalle mummie prima della sepoltura.

Questo aneddoto, tratto dagli Attacchi Documentati del Manuale per sopravvivere agli zombi di Max Brooks e che è stato riproposto anche nella versione a fumetti degli Attacchi Documentati illustrata da un ottimo Ibraim Roberson (noto per alcune saghe degli X-Men) è pura fantasia.

Pura fantasia?
Chissà…

… Nel 2010 alcuni archeologi alle prese con delle antiche rovine romane hanno scoperto una misteriosa bara di piombo dal peso si quasi 1000 libbre (oltre 450 kilogrammi). Non solo la lastra di metallo è estremamente pesante, ma è anche ripiegata sul cadavere avvolgendolo come una sorta di “burrito”.

A sinistra l'immagine della bara romana, a destra un burrito leggermente sgranato.

Secondo alcuni esperti quella appena descritta potrebbe essere la bara di una figura autorevole del III secolo d. C. alla quale, proprio in virtù del suo rango, è stato concesso l’onore di una sepoltura in lamiera. Altri ancora  ritengono invece che quella bara non sia un omaggio, ma un ostacolo volto a impedire all’uomo morto di uscire dalla sua tomba.

L’amministratore delegato del progetto, Jeffrey Becker, fa comunque notare quanto poco si sappia sulla scoperta:

“Tutto quello che possiamo dire finora è che l’involucro di piombo contiene uno scheletro umano - o almeno una parte di esso - in quanto è chiaramente visibile una porzione di scheletro dall’apertura del sarcofago”.

Interessante notare come i Romani non erano soliti seppellire i defunti nelle bare, e quando lo facevano si trattava comunque di casse di legno. Senza una struttura adatta a contenerne la salma, un morto vivente tuttavia non avrebbe avuto problemi a scavare la terra sotto la quale era stato sepolto.

D’altronde anche i mostri ce l’avranno una tomba, o no?

Tre anni fa l’archeologo Nikolai Ovcharov, a Perperikon, un antico sito nel sud della Bulgaria, scoprì una tomba in cui giaceva uno scheletro con un palo conficcato nel petto. Si tratta di un rituale medioevale per evitare che il cadavere tornasse a succhiare il sangue dei vivi. Lo scheletro, risalente al XIII secolo, appartiene a un uomo di circa 40 anni. La gamba destra del cadavere era stata amputata sotto il ginocchio e collocata di fianco al cadavere. Il paletto conficcato nel petto del cadavere, come è facile intuire, impediva al soggetto di risorgere dal regno dei morti. In realtà si tratta di un rituale che veniva riservato a persone che morivano in circostanze particolari e che doveva essere compiuto entro le prime 40 notti successive al decesso. Anche l’amputazione dell’arto inferiore garantiva serie difficoltà per il defunto nel caso decidesse di fuggire dagli inferi.

Il vampiro di Perperikon.
D’altronde la Bulgaria non è nuova a ritrovamenti di questo tipo. A Sozopol, sito vicino al Mar Nero, nel 2012 sono stati portati alla luce due scheletri di età medioevale anch’essi infilzati da una sbarra di ferro e a Veliko Tarnovo, altra località bulgara, è stato trovato un corpo della stessa epoca con mani e piedi tagliati. Complessivamente, nella zona dei Balcani e dell’Europa dell’est, sono circa 100 le tombe i cui resti sono più o meno collegabili a riti anti-vampiro.

Il vampiro di Gliwice.
Vicino Gliwice, in Polonia,  è stata rinvenuta una tomba in cui giacevano diversi scheletri di esseri umani decapitati, con il cranio tra le gambe: un trattamento rituale che in passato, nei paesi slavi, era riservato a chi era sospettato di vampirismo. Si credeva infatti che un cadavere con la testa mozzata non potesse risorgere dalla tomba.  

Negli anni Novanta fu scoperto in un cimitero dell’Ottocento sull’isola greca di Lesbo uno scheletro di maschio adulto con il corpo saldamente ancorato nel terreno: i seppellitori gli avevano conficcato chiodi di ferro lunghi 20 centimetri nel collo, sull’inguine e sulle anche. Tale cadavere, contrariamente alle usanze dell’epoca in forza alle quali i corpi giacevano sottoterra avvolti semplicemente in morbide lenzuola, era stato collocato all’interno di una bara di legno.

Ritrovamenti simili coinvolgono anche gli Stati Uniti: negli anni Novanta vicino Griswold, nel Connecticut, tra sepolture risalenti al Settecento e all’Ottocento, è stata scoperta la tomba di un uomo di circa 50 anni. Il cranio e i femori del soggetto erano stati asportati e disposti riproducendo la classica iconografia del teschio con le ossa incrociate sotto, tipo segnale di pericolo. Dall’esame dei resti, è emerso come l’uomo fosse morto di tubercolosi, malattia le cui vittime diventavano pallide e dall’aspetto gracile e deperito.



Anche l’Italia non è vergine di tombe vampiresche. Pochi mesi fa anche a Cagliari è stata scoperta la tomba di un vampiro. Nel dettaglio, è stato trovato un cadavere decapitato, la cui testa era stata riposta in un vaso di terracotta e fissata sul fondo della cassa attraverso un chiodo che trapassava la mandibola.

Ma ora accantoniamo un po’ i vampiri e torniamo a parlare di zombi. Nel 2011 a Kilteasheen, in Irlanda, sono stati rinvenuti i cadaveri di due uomini risalenti al VIII secolo, disposti fianco a fianco. Entrambi avevano una pietra delle dimensioni di una pallina da tennis infilata a forza nella bocca al momento della sepoltura. Uno giaceva sdraiato, con il viso rivolto verso l’alto, il quale aveva la testa piegata di lato e un pietra più grossa dell’altra in bocca, infilata con tanta forza da rischiare di dislocare la mandibola.
Uno dei due zombi di Kilteasheen.
Sorte analoga è toccata a una donna anziana, scoperta a Lazzaretto Nuovo, un’isola della Laguna Veneta, che in bocca aveva un piccolo mattone. L’otturazione della bocca, secondo gli esperti, aveva lo scopo di evitare che qualche spirito maligno potesse “accedere” nel corpo del defunto riportandolo dunque in vita.


Note:
* Secondo l’autore Max Brooks, il Solanum è il virus che comporta il decesso dell’essere umano affetto e la successiva rianimazione in zombi. 

Fonti:
Brooks M., Manuale per sopravvivere agli zombi, Einaudi Editore, 2006;
ZRS, Zombie skeleton found in Italy?, 2010, www.zombieresearchsociety.com;
Grimald P., Trovata in Bulgaria la tomba di un vampiro, 2014, www.focus.it;
Pringle H., La tomba dei vampiri in Polonia e altre misteriose sepolture, 2013, www.nationalgeographic.it;
Lattanzi G., Gli scheletri dei morti viventi, 2011, www.nationalgeographic.it;
Arca M., La città bianca si tinge di nero: scoperta a Cagliari la tomba di un vampiro, 2017, www.unionesarda.it.
 

lunedì 15 maggio 2017

Succhiasangue nel Mondo - L'Aswang


L’Aswang è uno dei più famosi demoni delle Filippine. Secondo la definizione originale, esso sarebbe un mangiatore di morti, per certi versi assimilabile alla figura del ghoul. Si tratta di una creatura particolarmente popolare nella parte più a ovest dell’arcipelago delle Visayan, in regioni come Capiz, Iloilo e Antique ma la sua definizione e le storie che lo riguardano variano da regione a regione. Si ritiene che un grande numero di Aswang sia presente soprattutto nella città di Antipolo. Probabilmente si tratta della figura più importante del folklore filippino, equiparabile al vampiro o all’uomo lupo europeo. Quando nel sedicesimo secolo gli spagnoli colonizzarono le Filippine, udirono numerose leggende circa tale creatura.
Le caratteristiche che contraddistinguono l’Aswang sono:
1-     una dieta caratterizzata soprattutto da sangue e fegato umani;
2-     la predilezione per i feti e le donne incinte, seguita da quella per bambini e per gente malata;
3-     la sua natura muta-forma.
Nel corso degli anni, il termine Aswang è stato usato per indicare diverse creature del folklore filippino, ed è facile imbattersi in descrizioni non veritiere circa la sua natura. Ad esempio:


aswang



1.Vampiro filippino. Tipicamente assume l’aspetto di una bellissima donna, ma di giorno è capace di separare il suo corpo, come se la sua metà superiore fosse capace di volare/lievitare mentre la parte inferiore giace “raffreddandosi”. Per uccidere, posizionare il sale sul torso quando la metà superiore sta volando o spaventando vecchie persone.


2. Femmina filippina con un tono di voce insolitamente alto.

"Ehy, che diavolo è quel... (indicando le gambe?"
"Non saprei, probabilmente un Aswang."

Bob: "Ahhhh quella ragazza ha una voce fottutamente alta. Potrebbe rompere un vetro."
Miguel: "Lei probabilmente è un Aswang, tira del sale a quella puttana."




La definizione di Aswang appena riportata (estratta da Urban Dictionary) presenta alcune inesattezze. Sebbene esistano molte versioni del demone filippino in questione, la capacità di scindere il proprio corpo in due parti è in realtà la caratteristica principale dei Manananggal, altra tipologia di vampiro filippino.
Tipicamente l’Aswang appare sotto le spoglie di una donna di notevole bellezza nelle ore diurne e come un terrificante demone volante di notte. L’Aswang vive in una casa, solitamente in zone isolate, e si presenta come una persona timida e riservata, anche se può sposarsi e allevare bambini, conducendo una vita apparentemente normale. Secondo alcune leggende, tuttavia, la vera natura del demone potrebbe essere rivelata da un’attenta osservazione degli occhi, spesso iniettati di sangue e che rifletterebbero qualsiasi cosa al contrario. La notte, soprattutto in quelle di luna piena, la creatura viene condotta nelle case delle vittime da uno stormo di uccelli notturni. Una volta raggiunto il tetto della dimora, la creatura lascia penetrare la sua lunga e sottile lingua cava tra le fessure, raggiungendo il ventre della sua vittima, oppure penetrando direttamente attraverso le vene giugulari. Il suo nutrimento preferito è naturalmente il sangue, ma mangia volentieri anche feti, cuori e fegati. Gli Aswang, capaci di fiutare l’odore di morte addirittura da un miglio di distanza, sono tra l’altro soliti applicare sul proprio corpo un particolare unguento a base di grasso di bambino. 

Una delle caratteristiche più note e raccapriccianti relativa alla creatura in esame, è l’aspetto che questi assume una volta terminato il suo banchetto a base di sangue: l’Aswang, dopo essersi saziato, appare infatti estremamente gonfio, come se fosse gravido.

Gli Aswang sono noti anche per entrare nelle case durante le veglie funebri e rubare i cadaveri, sostituendoli con tronchi di banani appositamente lavorati. Questi mostri tuttavia non rubano solamente cadaveri, ma anche persone vive. Secondo alcune versioni della leggenda, quando rapiscono una persona, creano una sua replica utilizzando gambi di banane e erba di talahib.
Questi mostri sono anche temuti perché amano ingannare le persone spingendole a mangiare fegato o sangue umano. Per tale ragione nelle Filippine il fegato non viene mangiato spesso, e quando accade viene spesso accompagnato con del succo calamansi, che permette di apprezzare la vera composizione della carne.
Sebbene si tratti prevalentemente di creature femminili, esistono anche alcune versioni maschili. Queste ultime sarebbero caratterizzate da una carnagione scura e molti capelli e prediligerebbero attaccare i bambini piccoli che si aggirano troppo lontano da casa.
Come osservato, molte peculiarità dell’Aswang cambiano da leggenda a leggenda. Alcune versioni, ad esempio, descrivono il suo aspetto notturno come quello di un demone alato con il corpo di un lupo e la lingua di un serpente. In altre versioni invece, i succhiasangue camminerebbero con i piedi rivolti all’indietro, e sarebbero così sottili da potersi nascondere addirittura dietro una canna di bambù.
In alcune regioni, l’Aswang viene chiamato anche Wak-Wak o Tik-Tik, sebbene tali espressioni indichino in realtà diverse creature del folklore filippino. In effetti, come è già stato osservato, sovente Aswang viene usato come “contenitore” per riferirsi a diverse entità. Spesso con Aswang si fa riferimento anche a:

Wak-Wak – creatura simile a un uccello che arriva di notte cercando una vittima. Il suono che produce è solitamente associato alla presenza di un Unglu (vampiro). In alcune regioni, come il Cebu, il termine Wak-Wak è sinonimo di Aswang.

Tik-Tik – enorme uccello notturno che gira in cerca di una persona addormentata. Quando ne individua una, penetra al suo interno con la lunga proboscide e ne succhia il sangue. Secondo altre storie, il suono del Tik-Tik maschererebbe la vicinanza dell’Aswang.

Kubot – pipistrello gigante che, quando spalanca le ali, ricorda un grande ombrello. Con i suoi artigli afferra le vittime e, una volta raggiunta la sua tana, le sbrana.

Sigbin creatura simile a un canguro, con una larga bocca provvista di lunghe zanne, che uccide le persone con il suo starnuto mortale.

Manananggal – altro soggetto simile al vampiro, capace di scindere a metà il proprio corpo (si tratta di un’altra figura che troverà presto un proprio spazio nella Rubrica Succhiasangue nel Mondo).

Secondo la versione tradizionale della leggenda se l’Aswang sfiora l’ombra di qualcuno, questi morirà poco tempo dopo, ed è considerata una vera sfortuna vederne uno sotto casa. Si dice tra l’altro che quando un Aswang si aggiri vicino ad un’abitazione, all’interno di quella casa l’olio comincerà a bollire.
Per proteggersi dagli Aswang, uno strumento particolarmente utilizzato è il Buntot Pagi, noto anche come Stingray Tail (nell’immagine che segue). Si tratta di una sorta di frustino, adatto a ferire tanto gli Aswang quanto le altre creature demoniache che popolano il folklore filippino. 

Anche l’aglio e il sale rappresentano due ottime contromisure per un eventuale attacco. In particolare una collana d’aglio intorno al collo, oppure appesa a porte e finestre di casa, permetterebbe di tenere l’Aswang a distanza di sicurezza mentre il sale produce sulla pelle della creatura una reazione chimica simile a quella dell’acido, effetto analogo a quello del sole.


Fonti 
Bunson M., The Vampire Encyclopedia, 1993, Gramercy Books, New York. 
Cryptid Chronicles, "On the search of cryptids and mysterious creatures", crypthidcronicles.tumblr.com.
Aswang, real-legends-and-myths.com.

domenica 14 maggio 2017

Comunicazione di servizio

Mentre procedono gli aggiornamenti su Slender Man Italia e la Rubrica Giovedì Zombi è ormai un caposaldo del blog, da domani verrà lanciata la nuova rubrica Succhiasangue nel Mondo, che avrà una cadenza più o meno quindicinale e che permetterà di conoscere meglio figure del folklore mondiale simili al famoso vampiro. Dalla settimana prossima verrà lanciata anche un'altra rubrica incentrata su creature del folklore giapponese. Penso che la chiamerò Harakiri.

Mica cazzi.

giovedì 11 maggio 2017

"Giovedì Zombi" - Gli zombi nella SCP Foundation

Ho pensato che per essere un blog che si intitola Un altro zombi sugli blog, gli zombi dovrebbero avere più spazio. Benedetta coerenza.

Con questo articolo viene dunque inaugurata la rubrica Giovedì Zombi, che a partire da oggi verrà proposta ogni giovedì con cadenza settimanale. Si tratta di un appuntamento in cui verranno presentati approfondimenti, spunti, novità e curiosità sul piacente universo dei morti viventi.

Per inaugurare la rubrica, si è scelto di parlare degli zombi nella Fondazione SCP (altro argomento che verrà presto approfondito).

La Fondazione SCP (SCP è l’acronimo di Secure, Contain, Protect, ovvero Assicurare, Contenere e Proteggere) è un’organizzazione internazionale non governativa e segreta (nonché immaginaria) che si occupa di contenere oggetti, luoghi o esseri viventi che violano le leggi della fisica e della scienza e che possono potenzialmente arrecare danni all’umanità. Gli oggetti, contenuti mediante delle apposite procedure speciali studiate su misura, vengono catalogati con il nome SCP seguito da un numero. Gli oltre tremila SCP catalogati sono inoltre classificati come Safe (elementi con comportamenti anomali ma fondamentalmente innocui), Euclid (elementi non pienamente compresi, che possono essere altamente pericolosi), Keter (elementi che possono causare danni terrificanti all’intera razza umana) e Thaumiel (classe molto rara utilizzata per classificare anomalie che non possono essere annoverate in nessuna delle classi citate precedentemente).

Anche nell’universo narrativo della Fondazione SCP (qui potete trovare il relativo sito web, mentre da qui potete accedere al sito della Branca Italiana) è presente il famoso virus capace di trasformare i cadaveri in cannibali ambulanti. Si tratta dell’SCP-008, classificato Euclid.
Di seguito, ecco il testo completo.


Elemento #: SCP-008

Classe dell'Oggetto: Euclid

Diagramma a fiocco che illustra
la struttura terziaria dell'SCP-008.
Sono state censurate le
informazioni circa la sequenza
degli Amminici primari.




Procedure Speciali di Contenimento: I campioni di SCP-008 sono un estremo rischio biologico come tutti i relativi protocolli applicabili. Misure di incenerimento e di irradiazione saranno impiegate in caso di: azione politica o militare che possa comportare lo smantellamento dell’impianto; interruzione dell’alimentazione elettrica; nessuna comunicazione da parte degli operativi o dei canali esterni nel corso di otto (8) ore.
Il periodo di quarantena per gli operativi che lasciano l’impianto è di quattro (4) mesi. Nel caso si verifichi una violazione, le misure di incenerimento e irradiazione saranno immediatamente utilizzate. Dovrebbe essere la politica di tutti i siti G2, quella di non preparare una procedura di evacuazione.

Descrizione: SCP-008 è un prione complesso i cui campioni sono immagazzinati e memorizzati in ciascuno dei siti G2 noti. La ricerca su SCP-008 è altamente [REDATTO] e rivolto principalmente a prevenire ricerche che possano portare alla sintesi di SCP-008 in un lontano futuro. Le caratteristiche del prione SCP-008 sono le seguenti:
  • 100% Infettivo;
  • 100% Letale;
  • La trasmissione avviene attraverso tutti i fluidi corporei e le membrane delle mucose esposte;
  • Non è trasmissibile tramite acqua o per via aerea;
I Sintomi dell’infezione di SCP-008 si manifestano dopo non oltre tre (3) ore dall’esposizione, ed includono:
  • Sintomi simili all’influenza con febbre alta, e uno stato aggravato di demenza negli stadi più avanzati;
  • Il Coma insorge approssimativamente nelle venti (20) ore dopo l’apparizione dei primi sintomi e dodici (12) ore dopo l’evidente demenza. L’insorgere del Coma verrà considerato come l’inizio del processo che porterà, in seguito, alla morte;
  • Sporadicamente si verificano delle necrosi cellulari simili ad uno stato di cancrena. Il tessuto sopravvissuto assume la sua funzione originaria ed è altamente resistente;
  • I globuli rossi aumentano notevolmente la capacità di trasportare ossigeno, rallentamento il flusso sanguigno, con conseguente aumento della resistenza muscolare e della forza fisica;
  • I Sistemi Nervoso e Muscolare, nonostante la totale insufficienza organica, non vengono influenzati per diverse ore;
  • Il Metabolismo può rallentare a livelli estremamente bassi, permettendo ai soggetti di sopravvivere per oltre dieci (10) anni senza nutrirsi;
  • L’alta viscosità del sangue comporta un’insignificante perdita di flusso ematico in seguito a ferite da arma da fuoco, punture, e lesioni da taglio;
  • I condizionamenti comportamentali, controllo motorio ed i meccanismi istintivi, sono danneggiati. Le capacità cognitive sono gravemente rallentate ed irregolari;
  • Il Soggetto infetto si adatta al suo sistema nervoso danneggiato e si limita all’attività fisica di base, come stare in piedi, stare in equilibrio su due gambe, camminare, mordere, afferrare, e strisciare. Il Soggetto si muove con energia verso punti precisi, suoni e odori che associa agli esseri umani viventi. Il Soggetto tenterà di mordere e di ingerire la carne degli esseri umani viventi nel caso avvenga il contatto fisico;
  • Per Neutralizzare i Soggetti completamente infetti è necessario infliggere un significativo trauma cranico.
L’esistenza di numerose prove convincenti, suggeriscono che SCP-008 stesso non si sia formato naturalmente sulla Terra, poiché varianti di simile complessità avrebbe estinto gran parte dell’ecosistema. Nel 1959 venne negoziata una breve e faticosa collaborazione con l'USSR per localizzare i siti G2 ed eliminare SCP-008 in seguito alla loro scoperta. Lo status di SCP-008 sotto la custodia dei Russi è sconosciuto data la conclusione della collaborazione.

Addendum 008-1: A seguito di ricerche specifiche è risultato che SCP-500 è in grado di curare completamente SCP-008 anche negli stadi più avanzati della malattia.

martedì 9 maggio 2017

Hurrà per la reclame - The Black Mamba

Tutti certamente ricorderanno Cantona che si tira su il colletto della maglia dello United, manda tanti saluti e lascia partire la saracca infuocata che dilania il ventre del satanasso tra i pali (cliccate qui se volete rinfrescarvi la memoria). Sarà che ai tempi ero un ragazzino e sbavavo per il pallone e per le atmosfere platealmente dannate (e proprio in questo istante mi rendo conto di essere ancora un ragazzino), ma quella pubblicità era meglio di una puntata di Holly e Benji.

Quanti invece conoscono quella perla rara meglio nota come The Black Mamba, spot del 2011 della Nike diretto da Robertone Rodriguez con protagonista Kobe Bryant?

In poco meno di sei minuti di filmato si incontra un cast del tipo:


Anche in questo caso c'è di mezzo la Nike, anche in questo caso i confini del campo non sono delimitati con gesso o vernice bianca ma con fiamme scoppiettanti, anche in questo caso tanti brutti ceffi da sconfiggere. Cambia lo sport (si gioca a basket), ma la roba è proprio tanta.

Buona visione.



lunedì 8 maggio 2017

La fine è azzurra

Oggi mi è venuto da pensare che certe volte le cose sembrano così sbagliate che servirebbe la voce imparziale di un robot, di un'equazione matematica, di un dizionario a dire che va tutto bene. Che poi è quel tipo di pensiero che mi lasciano lavori come Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra di quell'immenso fumettista che è Ratigher e che si può scaricare gratuitamente (e legalmente) su questo link.
Mi piace Ratigher.
Mi piacciono pure le immagini che pubblica sulla sua pagina Facebook, come le armi dei fantasmi (che segue). Attendo con ansia il 30 maggio, data in cui uscirà il numero 369 di Dylan Dog dal titolo Graphic Horror Novel, scritto proprio da Ratigherone.

domenica 7 maggio 2017

Quando i mostri nordici sono meglio della lista della spesa

E così, con qualcosa come cinque anni di ritardo, mi sono regalato questa mattonella di 17 centimetri x 17 centimetri e mezzo meglio nosta come Sticky Monsters. Si tratta della versione inglese del libro illustrato di John Kenn Mortensen (quella italiana si intitola Post-It Monsters e dovrebbe essere identica, ho preso quella inglese perchè su Amazon costava di meno ed essendo un libro illustrato ci sono solo cinquantadue parole).
Il volume contiene una serie di illustrazioni realizzate dall'artista danese classe 1978 direttamente su dei post-it. Come spiega l'autore stesso sul primo dei numerosi foglietti gialli che compongono il volume:

              ...non ho molto tempo libero.            
Ma quando ce l'ho, disegno mostri sui post-it... 

Morale della favola, se cercate un bel volume che include rappresentazioni di troll, streghe, spiriti e mostri lacuali che emergono dalle acque, il lavoro di Mortensen fa per voi. L'edizione è splendida e merita un posto in qualsiasi libreria. Se non ci credete, vi lascio il link alla sua pagina tumblr e al suo blog personale.

Se siete troppo pigri per fare un clic, ecco di seguito qualche illustrazione:

 

sabato 6 maggio 2017

Tutto Cthulhu a un euro e quarantotto

Parecchi non apprezzano gli eBook. Altri invece lodano soprattutto il risparmio economico e spaziale che i questi ultimi riescono a garantire. I megabyte non occupano tanto spazio, Guerra e Pace invece sì. A me piace da morire girare con una vera e propria biblioteca nella borsa. Piace anche il fatto che l'editoria digitale abbia aperto la strada a una pluralità di volumi che in formato cartaceo non avrebbero avuto possibilità di esistere per questioni di mercato o dimensione.

Con gli eBook si possono trovare molti lavori interessanti, di lunghezza relativamente breve o che affrontano argomenti particolarmente di nicchia. Qualche giorno fa ad esempio ho investito novantanove centesimi nel volumetto di circa quaranta pagine Cthulhu: chi era costui? Viaggio alle origini di un mito pop moderno di Yuri Abietti, autore che conosco per via di alcune sfiziose antologie di creepypasta.
Fermo restando che io adoro Lovecraft, il Necronomicon e tutto il suo universo narrativo, ho trovato il lavoro molto interessante. Una lettura stimolante lunga un viaggetto in treno. Se si dovesse avere poca confidenza con Cthulhu, oltretutto su Amazon si può acquistare l'edizione eNetown de Il richiamo di Cthulhu a meno di cinquanta centsimi.
Magico universo dell'editoria digitale!

Tra l'altro oggi ho anche visto un interessante mediometraggio di cui ignoravo l'esistenza e che ho scoperto proprio grazie al piccolo saggio di Abietti. Sto parlando di The Call of Cthulhu, film del 2005 diretto da Andrew Leman e distribuito dalla H.P. Lovecraft Historical Society. Si tratta di un film muto, girato in bianco e nero e studiato per apparire come una pellicola degli anni Venti. Il lavoro in questione rappresenta il primo adattamento cinematografico relativo all'omonimo racconto di Lovecraft e nella sua breve durata (45 minuti) riesce a descrivere perfettamente le atmosfere che contraddistinguono il testo del solitario di Providence.

Per chiudere in bellezza segnalo anche (per chi non la conoscesse) l'app gratuita Cthulhu Virtual Pet, che permette di prendersi cura di un piccolo cucciolo di Cthulhu come fosse il classico pulcino del Tamagochi.


venerdì 5 maggio 2017

Il ritorno dei pomodori assassini

In 1963, Alfred Hitchcock made a motion picture entitled " The Birds", a film which depicted a savage attack upon human beings by flocks of the winged creatures. People laughed.

In the fall of 1975, 7 million black birds invaded the town of Hopkinsville, Kentucky, resisting the best efforts of mankind to dislodge them.
No one is laughing now.

Affinché un film funzioni devono ricorrere tre elementi: George Clooney, Product Placement fatto a modo (sono pursempre un marketer) e una minaccia capace di toccare direttamente la sfera intima dello spettatore.
Ne Il Ritorno dei Pomodori Assassini, per quanto poco brizzolato, George Clooney c'è. Anche una serie di Product Placement da far accapponare la pelle. E poi c'è il perfido Dottor Cancrena e i suoi Killer Tomatoes, che per ragioni personali reputo i miei nemici numero uno.
Secondo capitolo di una saga compasta da quattro film (gli altri tre sono Killer Tomatoes! del 1978, Killer Tomatoes Strike Back! del 90 e Killer Tomatoes Eat France! del 91), il Ritorno dei Pomodori Assassini (datato 1988) è l'unica pellicola della tetralogia ad essere stata distribuita anche in Italia. Poco male, considerando che all'interno del film è inserito un breve ed esaustivo riassunto del primo episodio della saga.




A questo punto vorrete senz'altro vedere il film. Mi pare logico.
Conoscete VVVVID?
Si tratta di una piattaforma di streaming legale e gratuita che offre una serie di contenuti interessantissimi. Proprio sul catalogo di tale piattaforma è stato da poco aggiunto Il Ritorno Dei Pomodori Assassini, che potete trovare su questo link.
Fateci un salto, dai.

martedì 2 maggio 2017

Gli Azzannatori

Da Dan
Esce oggi il mio racconto lungo dal titolo "Gli Azzannatori" con Delos Digital.



Di cosa parla? Ecco una sinossi brevissima:

"Pietro vive in un laboratorio insieme all’uomo che qualche tempo fa l’aveva salvato, Doc. La razza umana si trova sulla via dell’estinzione a causa di un outbreak di creature antropofaghe. Il futuro è incerto, ma dopo un inverosimile viaggio temporale, il presente lo sarà ancora di più…"

Lo state cercando disperatamente? Vi aiuto io, lo trovate qui!


martedì 18 aprile 2017

Tanta roba 2.0

Tanta roba 2.0 perché la carne al fuoco è davvero tanta.
Dopo le centinaia di indiscrezioni, fughe di notizie e supposizioni che hanno fatto il giro dei Social Network, Joseph Carrà ha ufficializzato il tema del secondo volume della collana "I Perdibili". L'argomento era quello dato per favorito, quotato solo a 1,25: The Killer Tomatoes, i Pomodori Assassini. Lo stesso Joseph Carrà ha contestualmente annunciato un suo nuovo progetto; una collana che si chiamerà "Stranger Things" ma su cui non ha voluto rilasciare anticipazioni.
Poi finisce che uno è vorace e si pappa in un sol boccone tutta 'sta carne al fuoco e quasi potrebbe sembrare che la roba 2.0 non sia poi così tanta. In tal caso, vi lascio l'articolo sul mio libro sullo Slender Man, che potete leggere cliccando esattamente in questo punto.
A dopodomani (o venerdì) per ulteriori aggiornamenti.
Per dirla alla Joseph Carrà, Passo e chiudo.

martedì 11 aprile 2017

Tanta roba

Giornata piena, quella di oggi. Alla vigilia della finale de L'Isola dei Famosi, a far scalpore non è Raz Degan, ma lo Slender Man.

Oggi è il grande giorno. Finalmente è uscito Slender Man - Il male senza volto (che potete trovare qui).
Contestualmente nasce Slender Man Italia, un posto in cui lo Slender è il padrone di casa.

Come se non bastasse, oggi e domani Il Manuale per Sopravvivere alle Zebre Mannare dell'estroso Joseph Carrà è disponibile gratuitamente (lo trovate su questo link).
Come se non bastasse 2.0, proprio questa mattina il gentile postino mi ha consegnato una missiva di Joseph Carrà (non usa Whatsapp e Facebook, il buon Joseph) nella quale è presente il titolo del Secondo Volume dell'imperdibile collana "I Perdibili". Il titolo dell'opera verrà annunciato su questa pagina a Pasqua.

E gli zombi?
Arriveranno, arriveranno...

giovedì 30 marzo 2017

Slender Man - Il male senza volto

Sono particolarmente lieto di annunciare che a breve uscirà per Weird Book, il mio saggio incentrato sulla figura dello Slender Man. Si tratta di un lavoro che andrà ad ampliare la collana Insomnia, che offre già dei volumi interessantissimi come Chi è Pennywise? o L'universo di Tall Man.

Il volume uscirà tra meno di due settimane, l'11 aprile, ma lo trovate già in pre-order cliccando qui.


What else?
Direi niente.

Anzi, a breve aprirò un blog sullo Slender Man, in cui verranno discussi ed esaminati parecchi aspetti interessanti.

A presto per ulteriori aggiornamenti.

giovedì 9 marzo 2017

Quattro chiacchiere con Joseph Carrà

La settimana scorsa ho avuto il piacere (e soprattutto l'onore) di intervistare Joseph Carrà per un importante quotidiano americano di cui non posso rivelare il nome. Naturalmente non posso diffondere il testo integrale nel mio blog, ma mi è stato concesso di pubblicarne un piccolo estratto, che riporto di seguito.


Quando arriva con ventitrè minuti di ritardo all'appuntamento, Joseph Carrà non mostra il minimo dispiacere. Nella sua cultura la puntualità è una forma di maleducazione. Già, la sua cultura... impossibile non percepire l'alone di misticismo che lo avvolge come un accappatoio dopo la doccia. Nella sua terra nativa Joseph è considerato un santone, un gurù. Lo accolgo con un largo sorriso e ci sediamo ai lati opposti del tavolo. La temperatura è confortevole. Prendo una Marlboro light e allungo il pacchetto verso il mio ospite. Fumiamo.

Allora Joseph, so che non concedi molte interviste, quindi grazie di cuore per aver accettato di rispondere a qualche domanda. Lo so che potrebbe essere piuttosto banale, ma mi viene subito da chiederti come sta andando il Manuale per sopravvivere alle Zebre Mannare?

Finora è stato un successo. Nonostante i mass media stiano cercando di deviare l'attenzione dal Manuale, i 17 download che il libro ha fatto registrare parlano da soli. Sapere che in caso di outbreak di Zebre Mannare 17 anime potrebbero salvarsi mi aiuta a dormire la notte.

Che progetti hai per il futuro?

Non so dirlo con certezza. Sicuramente la collana "I Perdibili" verrà ampliata con altre uscite. Prevedo almeno altri due volume per questo 2017.

Puoi dirci di cosa tratteranno?

Sì ma non posso sbilanciarmi troppo. In principio erano stati programmati un volume sullo Slender Man e uno sui Pomodori Assassini, i Killer Tomatoes, ma nel frattempo sono cambiate delle cose. Il progetto Slender Man potrebbe non vedere la luce. Potrebbe essere sostituito con il mostro Tarabù, oppure con altre cose che non posso dire in questo momento per motivi di sicurezza.

E le Zebre Mannare? Continuerai a scrivere di loro oppure sono da considerarsi un capitolo chiuso?

Certi capitoli non si chiudono mai.

La sua espressione cambia; la sua faccia assume i connotati di uno che conosce tutte le risposte. Capisco in un attimo.

Stai parlando forse del Libro delle Risposte?

Esatto. Uscirà entro la fine del mese (marzo ndr) e conterrà tutte le risposte.

Esulto interiormente cercando di non dare nell'occhio, tuttavia Joseph se ne accorge e mi sorride. In preda all'imbarazzo, cerco di cambiare argomento.

Se il buco dell'ozono fosse colorato, di che colore sarebbe?

Giallo.

[Fine dell'estratto]

Esperienza incredibile. Già diverse testate giornalistiche nazionali mi hanno presentato delle richieste per sottopormi a un'intervista in cui racconto le emozioni provate scambiando quattro chiacchiere con Carrà.

Non credo che accetterò.

Restate sintonizzati su un altro Zombi sugli Blog per maggiori informazioni sui Perdibili di Joseph Carrà e soprattutto sul Libro delle Risposte delle Zebre Mannare che uscirà entro fine marzo e di cui parleremo più accuratamente in un altro post.

Restate sintonizzati pure per altre news che non riguardano Joseph Carrà. A breve infatti verrà lanciato il canale YouTube di Zombi sugli Blog, verrà pubblicato il terzo capitolo del fantastico racconto sugli zombi e probabilmente succederanno altre cose che ora non ricordo perchè mi sono svegliato da poco.

Passo e chiudo.

martedì 21 febbraio 2017

La carne di vipera. Gli escrementi. Il gatto. I draghi cinesi.

EPISODIO 2

“La teriaca (espressione derivante dal termine greco antico thériakè, ovvero antidoto) è un preparato farmaceutico dalle supposte virtù miracolose di origine antichissima. La sua composizione ha avuto delle variazioni nel tempo, trasformandosi da rimedio contro i veleni a rimedio per combattere numerose malattie. Le teriache del XVI, XVII e XVIII secolo erano composte in prevalenza da carne essiccata di vipera, valeriana, oppio, pepe, zafferano, mirra, malvasia, e polvere di mummia. Fu considerata anche una cura per la Peste Nera. A tal fine, alla teriaca veniva aggiunta la melassa, uno sciroppo che si ottiene dalla lavorazione dello zucchero. Tuttavia, affinché funzionasse, il preparato doveva riposare per un periodo di almeno dieci anni, in modo tale da permettere la maturazione adeguata dei lieviti contenuti nello sciroppo e nelle altre colture.”

Da scartare.
Non avevo dieci anni di tempo. Tra l’altro, se si esclude l’oppio, non avevo neppure nessuno degli ingredienti necessari. Polvere di mummia. Carne essiccata di vipera. Dove cazzo la rimediavano la carne essiccata di vipera? Quanto costava all’etto? E la polvere di mummia? Come funzionava? C’era un rivenditore autorizzato?
Che secolo del cazzo, il quindicesimo.
Andai avanti con la cura successiva.

“Sovente veniva utilizzata una terapia che, diversamente da buona parte di quelle propinate da medici e ciarlatani, non richiedeva esborsi economicamente rilevanti: urine umane venivano raccolte in un’apposita sacca di cuoio, la quale veniva successivamente appesa al collo del malato. Nonostante la stravaganza, i medici ritenevano che tale pratica fosse idonea a tenere lontano il flusso pestilenziale.”

Questa ci poteva stare.
Andai in camera. Sul comodino avevo una bottiglia di Jack vuota a metà, che era avvolta in una sacca di cuoio promozionale sulla quale era ricamato il logo del brand. Sfilai l’astuccio di cuoio. Buttai giù una generosa sorsata di whisky bevendo direttamente a canna, lasciai la bottiglia sul comò e tornai in cucina con la sacca. La gettai sul tavolo. L’avrei riempita in un secondo momento. Presi una bottiglia d’acqua e attaccai a bere, poi continuai a leggere.

“I re potevano servirsi di un trattamento molto dispendioso, in forza al quale dei preziosi smeraldi venivano frantumati e sbriciolati all’interno di un mortaio, nel quale venivano poi miscelati con acqua e fatti bere al malato. Talvolta la preziosa polvere veniva mescolata con varie pietanze, oppure semplicemente ingoiata. Quest’ultima somministrazione era tuttavia molto pericolosa. Mangiare questa pietra è molto simile ad ingerire frammenti di vetro schiacciati, i quali possono facilmente generare ferite e conseguenti emorragie interne.”

Da escludere.
Anche in questo caso mancava la materia prima.

“Le stanze che avevano ospitato gli appestati venivano purificate posizionando una ciotola colma di latte fresco oppure un piatto pieno di cipolle crude al centro del locale.”

Assolutamente da fare.
Mi spostai verso il frigo e spalancai il portellone. Un cartone di latte scaduto, un cartone di latte scaduto e addirittura un terzo cartone di latte scaduto. Da poco più di due mesi. La ricetta parlava di latte fresco, ma feci spallucce e li cacciai comunque fuori dal frigorifero, che tanto sarebbero stati da buttare. Tentare era gratis. Trovai anche una retina piena di cipolle rosse nel carrellino accanto al lavandino. La presi e la poggiai sul tavolino, accanto ai tre cartoni di latte. Cacciai fuori una scodella dalla credenza. Lasciai sul tavolo pure quella. Tornai a leggere.

“Il salasso era una pratica medica particolarmente diffusa a partire dall’800 e che è stata usata fino alla fine del diciannovesimo secolo, e consisteva nel prelievo di significative quantità di sangue da un paziente col fine di ridurre l’apporto di sangue nelle sue arterie. Si tratta di un metodo comune per il trattamento dei malati, che infatti è stato utilizzato per una vasta gamma di disturbi. Per contrastare la peste, il salasso veniva praticato mediante l’applicazione di sanguisughe sul corpo del malato. All’epoca della Peste Nera, tuttavia, non tutti potevano permetterselo. Molte persone si tagliavano le vene e lasciavano che il sangue drenasse in una ciotola. Il dolore non era il problema maggiore, rappresentato dal rischio di infezioni, amplificato dalle scarse condizioni igieniche tipiche dell’epoca.”

Pure questa da escludere.
Niente sanguisughe nel cassetto delle cianfrusaglie. Lame e coltellacci ne avevo, però dubitavo che la mia mano fosse abbastanza ferma da tagliare le vene di mio cugino senza recidergli direttamente una mano.
La prossima volta che sarei andato a far spesa, avrei fatto bene a comprare carne essiccata di vipera, polvere di mummia, sanguisughe e qualche bello smeraldino, che dopotutto non si sa mai.
La spesa intelligente.

“Quanto segue rappresenta un metodo molto diffuso a partire dal sedicesimo secolo, quindi non contestualmente alla Morte Nera, ma in presenza di epidemie successive. L’intero rituale venne ribattezzato come il “metodo Vicary”, in onore al medico inglese che lo inventò, Thomas Vicary. In primo luogo, era necessario spiumare il didietro di una gallina, il quale veniva successivamente legato ai linfonodi gonfi della persona malata. Tale fattispecie richiedeva l’ausilio di un pollo vivo. In un secondo momento, quando anche l’animale veniva contagiato, bisognava lavarlo accuratamente e riposizionarlo ancora una volta sul paziente. Tale procedura andava ripetuta fino a quando uno solo dei due soggetti (il pollo e l’appestato) guariva completamente. Contrariamente a quanto sia facile pensare, questa tecnica era piuttosto diffusa. D’altronde Vicary era un medico di fama, al servizio dei Tudor, tant’è che ancora oggi si svolge con cadenza annuale una lezione speciale in suo onore presso il Royal College of Surgeons in Inghilterra. La conseguenza di tale prassi, tuttavia, fu che anche i polli divennero un veicolo della malattia.”

Niente da fare.
Lì per lì mi sembrava una buona tecnica, nulla da ridire, tuttavia non avevo un pollo, quantomeno vivo. Leggendo questo metodo Vicary, paradossalmente, mi venne una voglia fottuta di pollo al forno. Se non ricordavo male, dovevo avere un polletto nel congelatore, uno di quelli surgelati che compri all’alimentari indiano per qualche euro. Verificai. Effettivamente c’era. Era duro come una pietra. Lo cacciai fuori dal freezer, rimossi la plastica azzurra che lo avvolgeva e lo lasciai a scongelare su di un piatto di coccio vicino al lavandino.
Continuai a leggere.

“Un’altra prassi diffusa prevedeva l’incisione dei linfonodi infiammati sotto le ascelle o nell’inguine dei malati di peste. Tale apertura veniva praticata con lo scopo di permettere alla malattia di abbandonare il corpo infetto. In un secondo momento veniva applicata, direttamente sulla ferita, una miscela composta da resina, radici di fiori, ed escrementi umani. Le zone trattate venivano delicatamente avvolte in bende.”

Ni.
L’idea mi pareva pessima. L’ultima cosa che volevo fare era incidere i bubboni di mio cugino, raccogliere i miei escrementi e spalmarli sulle ferite come nutella su una fetta di pane, però feci un attimo due conti, e non è che avessi molti piani B. Tutto ciò su cui potevo contare fino a quel momento erano una sacca di cuoio piena di piscio e una ciotola con cipolle e latte scaduto. Mi pareva poca roba. Di certo non sarebbe stata la prima cosa che avrei provato, però poteva essere il mio asso nella manica.

“In alternativa si incidevano le pustole e nella ferita veniva inserito un ferro incandescente. Se il malato non moriva di peste, sovente rimaneva vittima di questo trattamento.”

Ni pure questo.
Mi fermai a riflettere. Se fossi arrivato a dover incidere le pustole di Pitto con un coltello, cosa avrei fatto dopo? Merda o ferro rovente? Non credo che esista una risposta giusta.
Merda o ferro rovente? Merda o ferro rovente? Merda o ferro rovente?
Nel dubbio presi il ferro da stiro e lo misi accanto alle altre cose sul tavolo. Tirai fuori pure un paio di coltelloni con la lama bella affilata. Feci per continuare a leggere, quando mi venne in mente di cercare nel cassetto dei medicinali qualche lassativo. Trovai uno sciroppo con effetto emolliente. Misi nel mucchio pure quello.

“Sulle tumefazioni violacee veniva strofinato burro o lardo, mentre la fronte del malato veniva cosparsa di sangue di cuccioli o, in alternativa, di piccioni.”

Si poteva fare.
Per quanto riguardava il lardo nisba, ma mezzo panetto di burro nel frigo ce l’avevo. E in un incredibile lampo di genio mi venne in mente che disponevo pure del sangue di cucciolo. M’infilai il giacchetto di pelle, paglia in bocca, pantofole, busta di plastica della spazzatura, chiavi di casa e uscii fuori. Erano le sei e mezza ma sembravano le quattro di notte. Raggiunsi il Pandino di Pitto. Notai che aveva lasciato le chiavi attaccate. Poco male. Se qualcuno aveva il coraggio di rubarsi quella macchina, significava che ne aveva veramente bisogno. Aprii lo sportello, spensi i fari e presi le chiavi. Raggiunsi la carcassa del gatto. Aveva un pezzo di quello che supponevo essere l’intestino di fuori, coperto da una schiera di formiche. Poggiai la busta a terra, tenendo l’apertura spalancata con le mani e infilai dentro il cadavere con un calcio piazzato bene.
Chiusi il sacco e tornai verso casa. L’aria era fresca.
Mi voltai e vidi un grosso drago giallo che volava nel cielo. Non un dragone di quelli grassottelli in stile medievale; uno di quei draghi cinesi, simili a grosse serpi. Una roba non troppo lontana dal drago Shenron, quello di Dragon Ball. La bestia mi guardò per un momento con due occhi infiammati, fece una smorfia strana, qualcosa che potrebbe essere scambiata per un accenno di sorriso, poi sparì dietro la luna.

Mi capitava spesso di vedere i draghi.
L’effetto degli acidi era ancora lontano dall’essere passato.
Rientrai a casa.

domenica 19 febbraio 2017

Manuale per sopravvivere alle zebre mannare - I perdibili Volume 1

Alla fine è uscito. Con un guizzo incredibile Joseph Carrà l'ha pubblicato.
Il Manuale per sopravvivere alle zebre mannare, primo volume dell'interessantissima collana "I perdibili", che si pone come l'anello di congiunzione tra appassionati lettori e creature ambigue come Slenderman, i Killer Tomatoes, gli pterodattili e solo Joseph Carrà sa cos'altro ancora...


 Il Manuale intanto lo trovate proprio qui, gratis da non credere per le prossime 48 ore.
Se arrivate troppo tardi, tipo tra un paio d'anni, non temete: ogni plenilunio, il libro sarà disponibile gratuitamente.
Mica cazzi.

lunedì 6 febbraio 2017

Le zebre mannare stanno arrivando.

!!! AGGIORNAMENTO !!!

Oggi ho ricevuto una telefonata da Joseph Carrà. Mi ha detto che il Manuale verrà pubblicato nelle prossime 72 ore e che ha le emorroidi. Mi ha anche detto che non sarà gratuito ma costerà 99 centesimi perché non si può distribuire gratuitamente su Amazon, però sarà disponibile in download gratuito i primi giorni di distribuzione nonché nelle notti di plenilunio. A tal riguardo, il sottoscritto aggiornerà un apposito calendario lunare su questo blog, affinché i lettori più parsimoniosi possano sapere quando scaricare gratuitamente il prezioso volume.

***

A breve il virtuoso Joseph Carrà pubblicherà in versione digitale l'incredibile eBook Manuale per sopravvivere alle zebre mannare - Ritratto in chiave cubista di un grigio pomeriggio. Si tratta solo di aspettare qualche giorno, e la preziosa guida sarà disponibile in download gratuito sulla piattaforma Amazon. I telegiornali non ne parlano perché probabilmente è un libro scomodo, e insabbiano il Manuale concedendo spazio al Festival di Sanremo e allo spread.



Ma Un altro zombi sugli blog non ha paura di sporcarsi le mani e vi consiglia di scaricare il Manuale e - se proprio ne avete voglia - di leggerlo pure.

Vi terremo aggiornati circa l'uscita del volume. Fra ora e allora speriamo che non vi sia un outbreak di zebre mannare, perché senza il Manuale saremmo sprovvisti di difese.

martedì 31 gennaio 2017

Gli acidi. La peste. Le piovre. L'Islanda

EPISODIO 1

La serata stava prendendo una piega insolita. Alla tele il meteorologo presagiva eventi conciliabili col pessimismo cosmico, io anziché studiare avevo optato per gli acidi e mio cugino Pitto aveva la peste. Magari non si trattava proprio di peste, ma certamente era qualcosa di più grave di febbre e diarrea. La pelle grigiastra coperta di bubboni e piaghe fonde almeno mezzo centimetro. Le urla di dolore alternate al pianto. La bocca che spruzzava piccoli fiotti di sangue misto a catarro grumoso a ogni colpo di tosse. Il sudore caldo. I vaneggiamenti. La scarsa propensione al dialogo.
«Che cazzo ti è successo?» gli avevo chiesto quando era rientrato a casa.
«Uaaaaaah!» aveva risposto lui.
«Dai, sul serio…»
«Uaaaaaaaaauuuuaaaah!» sempre lui.
Poi si era chiuso in camera e probabilmente si era steso sul letto a contemplare le immagini del suo passato che scorrevano sul soffitto bianco prima del calo finale del sipario.

Io, non sapendo esattamente cosa fare, zittii il meteorologo con un colpo di telecomando e fumai una buona sigaretta sperando di riprendermi dalla catarsi dovuta all’lsd. Fuori dalla finestra nuvole ciccione imbrattavano il cielo di grigio e si mescolavano col fumo che si alzava dalla mia Camel Light. L’auto di Pitto parcheggiata male impediva l’accesso al vialetto di casa. Aveva lasciato i fari accesi. Il fascio di luce cadeva impietoso sulla carcassa di un gatto morto. La carcassa era là da un paio di giorni e puzzava come un cesso chimico. Ascoltai Pitto gemere. La mia mente ballerina associò quel verso ad un assolo di sax e fu quasi piacevole. Aveva una certa musicalità. Un secondo lamento, più sordo e viscerale, mi ridestò dal concerto mentale che si era innescato nella mia testa.
Gettai la cicca consumata dalla finestra, afferrai il telefono e feci per comporre il numero del pronto soccorso. Da qui la prima problematica: non sapevo quale fosse il numero. 112, 113, 115, 118, 119. Avevo le stesse possibilità di chiamare l’ospedale quanto quelle di contattare il numero verde del mio operatore telefonico. Probabilmente una persona normale avrebbe composto uno di quei numeri e spiegato la situazione. Io non ero una persona normale però; ero un fancazzista sotto l’influsso degli acidi, e l’idea di chiamare per sbaglio i caramba mi innervosiva, come se avessero potuto sottopormi a un drug test telefonico basato sui toni delle  corde vocali. Paranoie assurde, è vero. Ma pur sempre paranoie. Paranoie da droga, per giunta. Le peggiori. La mia notoria propensione al problem solving mi spinse a cercare il numero del medico di famiglia, annotato anni fa da quell’ipocondriaca di mia madre sull’obsoleta rubrica cartacea vicino al telefono.

«Buonasera. Parlo col pronto soccorso?»
«No, qui è la Nasa» rispose l’uomo. Aveva un tono a metà tra l’annoiato e l’incazzato.
«Come?» domandai.
«Prima di tutto non sono il pronto soccorso, ma un medico; e poi questo non è il numero del mio ufficio, ma quello personale… mi dica chi è e che cosa vuole.»
Giusto. Era il dottore e non il pronto soccorso. Stupido me stesso.
«Ecco, bene… non so come spiegarglielo, ma credo che mio cugino… ecco… abbia la peste.»
«Certo, capisco perfettamente. Mio fratello invece è un polipo camuffato da essere umano e se ne va in giro coi tentacoli che gli escono dal buco del culo.»
Nonostante gli acidi capii che mentiva.
«Andiamo amico, tu non capisci… gli sono sbucati certi bubboni sulle chiappe che sembrano le emorroidi penzolanti di uno scimpanzé, e la pelle è diventata di un colore del cazzo, tipo bluastro, e puzza pure di marcio… un odore che ti fa salire i conati anche a tre metri di distanza.»
«Ok cowboy, facciamo così. Ora ti racconto una bella storiella. Non è molto divertente, ma ti coinvolgerà. L’altro giorno un ragazzo ha telefonato dicendo che sua madre aveva la lebbra. Suonava strano, ma nel dubbio mi sono fatto personalmente quaranta kilometri a centoventi all’ora. Arrivo in tempo record all’indirizzo indicatomi dal ragazzino, e scopro che quel maledetto figliaccio di puttana mi aveva dato l’indirizzo della sua insegnate di scienze.»
«Ho capito, ma…»
«Lasciami finire, ragazzo. Allora, stavamo dicendo, nessuno aveva la lebbra. L'insegnante di scienze stava benissimo, e anche il professore di educazione fisica che si stava bombando quel giorno stava benissimo. Stavano tutti fottutamente benissimo. Certo, io avevo un po’ di diarrea, ma non sono il tipo che si lamenta. Mentre tornavo a casa mi sono imbattuto in un incidente stradale; un furgone ha invaso l’altra corsia e ha travolto una Smart. Dentro c’erano due ragazzi. Un attimo dopo uno scooter che viaggiava a tutta velocità è andato a sbattere sulla Smart… sai, l’incidente è avvenuto in curva. A bordo c’erano altri due ragazzi. Loro sono schiattati sul colpo, ma gli altri due dentro alla macchina hanno tirato le cuoia dopo ore di agonia, tra emorragie interne e ossa spezzate. Uno di quei due poveri stronzi aveva un pezzo di cervello che gli sporgeva da un’orbita. L’occhio destro era schizzato fuori del finestrino, a dieci metri di distanza. Quel povero stronzo è morto dopo tre ore. Era cosciente pure se la materia grigia gli colava giù sullo zigomo. Se con l’occhio sinistro avesse cercato di guardarsi la punta del naso, sarebbe riuscito a vedere le cervella che gli coloravano la guancia.»
«Mi dispiace molto per questa storia, ma…»
«Vedi, io avrei potuto fare qualcosa, però avevo con me solo il mio kit anti-lebbra e non sono riuscito a dare una mano... Ancora oggi, prima di andare a letto, mi sembra di sentire tutte quelle urla e...»
«Ti stai inventando tutto, vero?» lo interruppi.
«Certo che sto inventando. Da cosa l’hai dedotto, Einstain?»
«Il kit anti-lebbra.»
«Perspicace per uno che non riesce a distinguere la peste bubbonica da un culo infiammato.»
«Lui sta male...»
«Passamelo.»
«Cosa?»
«Avanti, passami questo tuo fantomatico cugino malato di peste.»
«Ma se non riesce neanche ad andare a pisciare…»
«Ok. Ti ricordi di mio fratello?»
«Come?»
«Andiamo, mio fratello! Il tizio di cui ti ho parlato prima, quello coi tentacoli che gli escono dal buco del culo.»
«Non me ne frega un cazzo di queste stronzate.»
«Pensa che lui riesce addirittura a menarsi l’uccello, con quei tentacoli, pur non avendo il pollice opponibile.»
«Fantastico, dovrebbe andare a qualche talent show…»
«Puoi scommetterci il culo. Al suo posto io avrei optato per la stimolazione della prostata per via rettale, non trovi? Sarebbe stato molto più semplice… ma invece lui no. È uno che non scende a compromessi, mio fratello. Una persona del genere ne farà, di strada. Eccome se ne farà.»
«Certo che ti piacciono parecchio, questi stradannati polipi. Perché non te ne scopi uno?»
«Lo farei ragazzo. Oh, ti giuro che lo farei, se soltanto sapessi da dove cominciare. Sono degli animali fantastici. Se vivessero a lungo quanto un essere umano, a quest’ora avrebbero già conquistato il mondo, grazie alla loro intelligenza superiore.»
«Dai, cazzo, falla finita! Forse ho sbagliato diagnosi, mica sono un cazzo di dottore. Magari mio cugino non avrà la peste, ma puoi star certo che sta più di là che di qua.»
«Tu dici, eh?»
«Anzi, lo sai che ti dico? Mio cugino ha la peste e basta, cazzo. L’ho studiata in storia medievale...»
«Sai da dove comincerebbero?»
«Chi? Cosa?»
«I polipi… sai da dove comincerebbero a conquistare il mondo? Dall’Islanda. L’Islanda non ha l’esercito, e sono pure pochi. Lo sai quanti sono gli islandesi?»
«Andiamo, lo vuoi capire che…»
«Lo sai o no?»
«No, cazzo. Non ho la più pallida idea di quanti abitanti abbia l’Islanda.»
«Nemmeno io, ma sono certo che ci sono più piattole che scorrazzano tra i miei peli pubici che forme di vita in Islanda. E ti assicuro che io il problema delle piattole l’ho quasi sconfitto definitivamente. Senza esercito sarebbe un gioco da ragazzi, per i polipi. Dovrebbero solo sbaragliare la guardia costiera e la nazione sarebbe nelle loro mani. Anzi, nei loro tentacoli…»
«LA SAI UNA COSA BRUTTO TESTA DI CAZZO? ORA BASTA! IL MIO AMICO STA MORENDO E TU FAI LO SPIRITOSO. MA ORA BASTA! ORA CHIAMO LA POLIZIA E TI FACCIO ARRESTARE PER NEGLIGENZA, BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA!»
Bluffavo. Sempre quel discorso su 112, 113, 118 eccetera.
«Giocherebbero pure in casa, contro la guardia costiera. Sai, in acqua nessuno può fottere i polipi. Sono loro che fottono te. E comunque, gentile signore, non ha rispettato la procedura… a quest’ora deve chiamare la guardia medica, che a sua volta contatterà il pronto soccorso più idoneo al suo caso, tenendo conto della distanza geografica, delle unità mobili disponibili nelle strutture di zona e dell’urgenza della situazione, e non un povero stronzo che ha passato il pomeriggio a prescrivere pasticche per la pressione a vecchie obese e a diagnosticare un cazzo a malati immaginari…»

Riagganciai senza togliermi lo sfizio di mandarlo a fanculo.
Dovevo inventarmi qualcosa. Attraversai il corridoio e raggiunsi la libreria. Esaminai rapidamente i libri sugli scaffali. Trovai il volume sul quale avevo preparato l’esame di storia medievale. Lo prelevai e consultai l’indice.
«La morte nera… pagina 388…»
Sfogliai le pagine fino a raggiungere il capitolo in questione. Cominciai a leggere direttamente il paragrafo dedicato ai rimedi della nonna.

…furono molti coloro che cercarono di fare soldi proclamando cure il più delle volte inefficaci. Quello che segue è un esempio delle principali terapie utilizzate all’epoca…